
C’ERA UNA VOLTA LA SCUOLA MEDIA — capitolo 1

DIS-ORIENTAMENTO
STONEHENGE E STELLE CANDENTI

C’è un luogo che, nonostante gli infiniti tentativi di carpirne il segreto, resta arroccato nel suo insondabile mistero, sottraendosi a sofisticate indagini scientifiche e alle ipotesi di generazioni e generazioni di studiosi: è Stonehenge, sito stupefacente dell’epoca neolitica che si trova in Inghilterra, nello Wiltshire. Si tratta — chi non lo conosce? — del più celebre e imponente cromlech, in lingua bretone “circolo di pietra”, costituito da colossali megaliti, sormontati da architravi orizzontali di collegamento che si incastrano con un sorprendente gioco di perni e fori.
Realizzata tra il 3000 e il 1500 a.C., è un’opera enorme di una civiltà che non sembra aver lasciato molto altro. Le pietre che lo costituiscono sono alte sei metri e sono conficcate nel terreno per altri due metri, fatto che pone naturalmente il quesito riguardo la loro raccolta, il trasporto, l’innalzamento, da parte di un popolo che pare non avesse neanche gli schiavi…
Nel 1500 a.C. la struttura era completa: un cerchio esterno e un cerchio interno e, al centro, la Pietra dell’altare, circondata dal circolo delle rocce blu, più piccole, disposte a ferro di cavallo, alte 2 metri, che sembra provenissero da una cava a 250 chilometri di distanza.
Quindici secoli di lavoro, dunque; ottanta generazioni di uomini impegnati e infiniti misteri attorno a quest’opera straordinaria. È opinione comune che Stonehenge rappresenti un enorme osservatorio astronomico; certezze non ce ne sono, ma è indubbio che tutta questa gigantesca opera si rivolge, guarda, osserva il cielo stellato. Allineamenti e traiettorie precisi, ottenuti grazie a calcoli che sarebbero complessi persino oggigiorno, fanno sì che, nel corso dell’anno, si manifestino straordinari fenomeni celesti: il sole e le pietre giocano fra loro, si intrecciano, danzano dando vita a inaspettate coreografie di luce e ombra.
Un impegno colossale come la costruzione di Stonehenge non ha avuto come obiettivo la supremazia in guerra, il raccolto, la ricchezza, la forza; il cromlech non è un’opera fatta per mangiare di più, dominare, vincere, arricchirsi. Forza, intelligenza, tenacia, tecnica non si sono mosse per dei bisogni, ma per le stelle: è una bellissima immagine del desiderio questa!
Tra tutti i fenomeni celesti che si osservano a Stonehenge, il più celebre e suggestivo è certo il 21 dicembre, il solstizio d’inverno: il giorno in cui il sole è più lontano dalla terra, il giorno più corto, la notte più lunga dell’anno. Per un popolo primitivo, la notte più lunga significava più buio, certo, ma anche freddo, minaccia e paura, solitudine, inoperosità. Ed ecco che a Stonehenge il 21 di dicembre, al tramonto del sole, il cerchio interno del cromlech, catturando gli ultimi raggi, si indora, si illumina di immenso: ci piace pensare che gli uomini cercavano, in quel momento, di abbracciare l’ultima luce, di celebrarne la rinascita, di credere e affermare che l’ultima luce non porta alla morte.
Le energie di un intero popolo per secoli si sono mosse per custodire una luce, hanno mosso la storia per cullare una speranza. E mentre costruivano, gli uomini hanno imparato tantissimo: a distinguere e scegliere, a trasportare e a issare, a calcolare e ad allineare; a osservare, a lavorare insieme, a faticare, ad aspettare, a morire persino per qualcosa.
L’uomo si muove e trova dentro di sé energie, forze, conoscenze, capacità che neanche immaginava di avere, di fronte a qualcosa come la luce e le stelle che sono sconosciute, lontane, irraggiungibili. Questo è il desiderio: una forza che muove verso qualcosa che sembra difficile se non impossibile, lontanissimo se non irraggiungibile, grandissimo se non infinito… Siamo abituati a volere per ottenere subito, a iniziare per finire una cosa ogni giorno, forse ogni ora, forse ogni cinque minuti, ma non funziona così la vita. Gli uomini di Stonehenge non hanno visto la fine della loro opera ma si sono mossi per un desiderio. Il desiderio è anche il modo con cui ogni uomo guarda il mondo. Noi studiamo sempre la Storia come storia delle battaglie o storia delle invenzioni ma non studiamo mai la storia dei desideri.
Nel cielo delle stelle, però, non ci sono solo stelle fisse: accadono anche cose imprevedibili; anche queste, gli uomini hanno connesso al desiderio.
s’avvera un tuo desiderio. La caduta di una stella lascia una traccia brevissima,
quasi istantanea, nel cielo. Perché tu possa approfittare di quell’istante è
indispensabile che tu tenga sempre pronto un desiderio nell’animo. Ma non è
soltanto nella notte di San Lorenzo che cadono le stelle dal cielo: tutta la vita
umana è come una notte di San Lorenzo. Si propongono all’improvviso occasioni
propizie per i tuoi desideri: come, neppure tu lo sai; quelle occasioni assomigliano
a stelle cadenti. Ma perché tu possa davvero cogliere quelle occasioni, è
indispensabile che tu viva animato ininterrottamente da un desiderio, o da molti
desideri. La tentazione di trattenersi dietro un vetro è la tentazione di
sospendere i desideri, finché non appaia concretamente la possibilità di
realizzarli, adducendo il pretesto che è inutile desiderare l’impossibile; anzi non
è solo inutile, ma fa molto soffrire. La verità è invece che a meno di tenere
sempre vivi molti desideri, le stelle cadono dal cielo inutilmente; ossia, fuori
d’immagine, le opportunità della vita scorrono via in un attimo senza che
tu faccia in tempo a riconoscerle e fermarle.
Riproviamo a osservare il cielo con questo nuovo spirito: ora che sappiamo che sta per passare una stella, siamo tutti capaci di esprimere un desiderio nel breve tempo della sua scia.
Sono i desideri a muovere la Storia, sono i desideri a muovere la storia di ognuno di noi…