
AUTUN: IL CAPITELLO DEI MAGI

REQUIEM DI MOZART — parte 1
DIARIO DI BORDO

(Treccani)
Ho sempre saputo nel mio cuore di non avere la vocazione per l’insegnamento, nessuna chiamata, nessun appello, né tanto meno un’inclinazione naturale, l’unica motivazione valida, a mio avviso, che possa portare qualcuno a compiere la più ardita tra le imprese: insegnare ai ragazzi delle scuole medie.
Ti ricordi mia adorata – è così che mi piace chiamarti ora che ti conosco un po’ di più – come ci siamo conosciute? Esattamente un anno fa, mentre la Piccioletta Barca tentava di stare a galla tra uno zoom e l’altro, data l’evidente situazione pandemica, ti sei presentata a un incontro di Accademia e ci hai chiesto di poterti unire a noi e partecipare alle attività della Piccioletta Barca. Che volto simpatico e gentile, ho pensato, quando sono riuscita a scorgerlo in mezzo a quella tua lunga e folta chioma che ti copriva quasi gli occhi. Conoscevamo già la tua mamma, una nostra alunna della Scuola delle mamme, e sapevamo già un po’ della tua storia: bengalina di origine, sei arrivata in Italia in terza elementare e, per fortuna tua e nostra, capisci e parli l’italiano!
Ogni nuovo ingresso per noi è una grande gioia ma anche un enorme dispendio di energie; in che ora la inseriamo? con quale tutor le facciamo fare l’ora singola? i nostri Marines, i giovani volontari che ci permettono di seguire tanti ragazzi nelle lezioni frontali e di gruppo, sono già tutti impegnati! È in quel momento che, seppure con qualche dubbio, mi convinco a lanciarmi nell’impresa titanica e, con coraggio, mi offro volontaria per seguire la nuova arrivata, per un’ora a settimana, dando inizio alla mia carriera da “prof”.
8 marzo 2021
«Ciao, come stai? Io sono Lucia!», un inizio un po’ banale per un’aspirante insegnante in cerca di un primo contatto col suo studente.
«Ciao prof, bene grazie e lei?», è stata questa la tua prima frase, per niente banale; e già lì avevo capito che il nostro rapporto avrebbe spiccato il volo. Nessun ragazzo si era mai spinto così tanto nell’articolare una risposta che si discostasse un po’ dal solito mugugno in cui a stento si riconosce la parola “bene”!
Tutt’ora, a ogni nostro incontro, mi rispondi così e io, ogni volta, in queste parole leggo un tuo reale interessamento e non una semplice frase di cortesia.
Certo è, mia adorata, che quel volo, tanto inatteso quanto rincuorante, ha perso subito quota durante la nostra prima ora di lezione in cui, nonostante il mio enorme dispiego di forze, non sono riuscita a farti comprendere quell’insidioso esercizio di matematica che a me sembrava tanto banale.
Ti eri molto divertita a sottolineare la mia goffaggine nell’utilizzare quei mezzi infernali di scrittura e condivisione su zoom, di cui tu invece sei maestra, ma io, in cuor mio, avrei voluto mollare tutto e gridare: lo sapevo, non è la mia vocazione!
Ma in fondo sono qui a raccontartelo, per cui è semplice desumere che non è andata proprio così.
22 marzo 2021
Sai cosa mi piace tanto della nostra nuova conoscenza? Le nostre chat su WhatsApp. Subito dopo una delle lezioni, non proprio brillanti devo ammetterlo, ti avevo scritto un messaggino affettuoso che ti spronava a non scoraggiarti e tu, con il tuo solito atteggiamento spensierato mi hai risposto: “non so cosa vuol dire scoraggiare!”.
Sarebbe così bello se bastasse ignorare il significato di una parola per poterne eliminare anche il sentimento. Solo così saresti rimasta serena di fronte a incomprensibili esercizi di matematica.
19 aprile 2021
Finalmente in presenza! abbiamo entrambe odiato zoom e ritrovarci senza uno schermo tra noi è stata un’emozione. «Buonasera prof! Come sta?», me l’aspettavo eppure, scorgere due grandi occhi sorridenti che non tradiscono mai e sentire quel profumo di spezie tipiche del tuo paese, mi risvegliava il piacere di un incontro reale; il virtuale lo cediamo con piacere alle macchine che, per loro natura, non hanno bisogno di un cuore. Prima di incontrarti, non mi ero mai resa conto della capacità che avete, voi ragazzi della generazione Z, di ripetere inconsciamente innumerevoli volte la parola “tipo”, per iniziare un discorso, per dire “ad esempio”, per tirarvi fuori da situazioni linguistiche scomode. Il termine “tipo” sembra essere per voi una vera e propria coperta di Linus.
Seppure, ancora oggi, io trovi veramente fastidioso il suono di questa parola ripetuto continuamente, oltre che grammaticalmente scorretto, mi rincuora sentirtelo pronunciare, perché risuona come un intangibile segno di integrazione culturale. Proveremo insieme a limitarne l’uso, in questa accezione veramente orribile, ma ci vuole coraggio e spirito propositivo per vivere in un paese nuovo con una cultura totalmente sconosciuta e tu, di coraggio, ne hai da vendere.
24 novembre 2021
I quadretti appesi alle pareti della Piccioletta Barca, che ritraggono per lo più piccoli lettori in situazioni bizzarre, sono stati accuratamente selezionati da noi grandi, con l’intento di rendere la nostra sede accogliente, interessante, bella! Purtroppo però, la dedizione che mettiamo nella scelta dei quadri, delle frasi d’autore, addirittura delle piante a voi dedicate, raramente viene ricompensata da un seppur minimo cenno di apprezzamento. Ecco mia adorata, tu sei la rarità! Entrando in sede, per la nostra solita lezione, eri rimasta incantata da una delle illustrazioni appese al muro: un bambino legge indisturbato un libro, cullato da una barchetta la cui vela è costruita da pagine di libri, e naviga in un mare insediato da cellulari, come se fossero degli squali. Non avevo notato questo tuo interesse per l’arte in generale, e sei stata tu a spiegarmi che le rappresentazioni grafiche ti attirano molto e che non puoi fare a meno di scrutarle per comprenderne il significato. Non avevi perso quindi occasione per raccontarmi, con questo tuo modo un po’ buffo, che proprio quel quadretto ti aveva suscitato un pensiero veramente profondo: i cellulari, insidiosi come gli squali, ci riempiono la testa di brutti pensieri mentre i libri ci permettono di viaggiare, con la fantasia, in posti meravigliosi.
26 gennaio 2022
Tutta l’Italia è in attesa di conoscere la rosa dei possibili candidati alla carica di Presidente della Repubblica ma tu, mia adorata, come gran parte dei ragazzi della tua età, non ritenevi fosse importante preoccuparsene, essendo queste questioni da grandi.
È difficile, lo capisco, ma solo avendo consapevolezza di ciò che ti succede intorno oggi riuscirai a misurarti con altezze nuove domani.
Per spronarti ad interessarti alla questione, ti avevo chiesto di guardare il telegiornale e di informarmi dell’esito degli scrutini. Non mi aspettavo che mi scrivessi spontaneamente ma, ad un mio sollecito scherzoso su WhatsApp, la tua risposta è stata esilarante: “Mario, Elisabetta oppure Andrea possono essere ma non sappiamo ancora 😊”!
28 febbraio 2022
Chissà se anche tu hai fatto caso a come tutte le nostre lezioni abbiamo dei punti fermi, che si ripetono regolarmente senza rendercene conto; il nostro iniziale saluto con scambio di convenevoli, la tua posizione in piedi avanti a me in attesa del mio permesso per accomodarti, la tua solita ricerca disperata delle pagine da studiare sul diario,
sei tanto disordinata, e infine l’illuminazione; «prof, oggi studiamo Dante!», e continuando, «ma prof, Dante è quello che ha inventato la Piccioletta Barca?».
Eureka!!! Ma allora qualcosa riusciamo a trasmetterla; è vero, Dante non è proprio l’inventore della nostra associazione ma ne è, di certo, la più grande fonte di ispirazione. E così eravamo subito corse davanti alla grande stampa della Divina Commedia, che si trova all’ingresso della sede, per leggere insieme le prime due terzine del II canto del Paradiso:
desiderosi d’ascoltar, seguiti
dietro al mio legno che cantando varca,
tornate a riveder li vostri liti:
non vi mettete in pelago, ché forse,
perdendo me, rimarreste smarriti.
(Paradiso, canto II)
È questa l’immagine che più rappresenta i piccoli soci della Piccioletta Barca, marinai semplici, privi di tutto forse, ma non dell’unico strumento che può fare la differenza nella difficile navigazione del mare della vita, il desiderio di ascoltare, l’aspirazione.
Ma il culmine del mio stupore giunge quando, di fronte al libro di antologia, aperto su squarci di Inferno, hai iniziato a farmi domande davvero non scontate. Ammetto che per alcune ho dovuto chiedere un aiuto: «Dante, in che cerchio dell’inferno mette Virgilio?», «perché all’inferno è tutto ghiacciato e non c’è il fuoco?», «come fa Caronte a capire che Dante è vivo, dato che all’inferno ci sono solo anime morte?», «se Minosse è il giudice delle anime, chi ha giudicato lui?».
Un aggettivo per la giornata di oggi? Sorprendente!
7 marzo 2022
«Maestra, guarda cosa ho trovato su Dante? Le ho trovate su Pinterest e mi sono piaciute molto!».
Che tenerezza ho provato ieri ricevendo questo tuo messaggio inaspettato. La gioia con cui mi hai comunicato di aver scovato, tra la miriade di informazioni aride che offre il web, quelle belle immagini di Dante, mi ha portato a immaginare quale possa essere ora la cronologia del tuo browser di Internet; dopo “date concerto BTS”, “ultima stagione di Riverdale”, “come diventare influencer” troverei, con stupore, “immagini dante pinterest”.
Non puoi neanche immaginare, mia adorata, come io mi sia sentita orgogliosa; il tuo desiderio di imparare, di scoprire, di apprendere ti ha stimolata a cercare per conoscere. Ero così esaltata che non vedevo l’ora che arrivasse la nostra lezione di oggi per raccontarti quanto avevo preparato per te, sul terribile Lucifero di cui tanto mi avevi chiesto.
Sapevo come destare la tua attenzione, me lo avevi suggerito tu inconsciamente: un’immagine! Eccolo qui Lucifero, un tempo il più bello degli angeli di Dio, in una nota illustrazione quattrocentesca. Eccolo con le sue tre facce e le sue bocche che triturano dannati.
Mi sono tanto preparata per spiegarti, con parole semplici, la simbologia delle tre facce di diverso colore (l’odio, l’ignoranza e l’impotenza) contrapposta alla Trinità di Dio, ma non ho fatto i conti con la tua cultura e le tue origini. Candida come sei tu, mi hai chiesto: «Ma che cosa è la trinità?». Forse una vera insegnante non avrebbe fatto questo errore, forse la prima cosa che si impara alla scuola delle scienze umane è che devi conoscere chi hai davanti e il suo retroterra culturale. Forse dovevo sapere che non si può spiegare a una ragazzina delle medie, musulmana, i cui genitori faticano ancora a parlare l’italiano, il concetto di Padre, Figlio e Spirito Santo.
Mi ha turbato la conferma tangibile di come il contesto culturale, la condizione familiare complessa o semplicemente lo stato di “straniero” imponga, a una ragazzina di 12 anni, una vita in salita. Ecco il passeggero modello della Piccioletta barca: tante domande, poche persone attorno che possano rispondere! Felice, sempre più felice di essere qui con te allora: la tua curiosità, il desiderio di farcela e la mia mano tesa verso di te saranno la giusta via per diventare adulta.
Sono abbastanza certa che l’insegnamento non sarà mai la mia vocazione, ma il nostro incontro settimanale, mia adorata, è un piacevole momento di crescita per entrambe.