
DEMOCRAZIA E MEMORIA

LE STELLE DI MILANO
SII COME LO ZIO JOE!!!

Sono passate poche settimane dalle iscrizioni annuali alla Piccioletta Barca e il risultato è che la sezione “scuola elementare” si compone di dodici nuovi bambini. Quanti stranieri? TUTTI!
Non è forse questo un evidente segnale che il nostro futuro deve volgere al più presto all’interculturalità? Eppure, ancora oggi, i nostri bambini, una volta giunti in Italia, si trovano ad affrontare difficoltà continue; anche l’iscrizione al nostro Centro richiede loro di indossare il cappello di “adulto”, ascoltare la nostra proposta culturale e tradurre ai propri genitori, che non parlano bene l’italiano, concetti e discorsi che neanche loro riescono ancora bene a cogliere.
Mio piccolo amico, ti ammiro tanto per lo sforzo che fai a vivere in un mondo che non è pronto ad accoglierti come dovrebbe, e per questo oggi voglio raccontarti la storia di un bambino italiano, nato più di un secolo fa, che ha fatto del suo essere emigrante un punto di forza per diventare migliore.
Gli anni della pandemia hanno dato un ritmo diverso alle mie vacanze estive e infatti, per il terzo anno di fila, nel mese di luglio, carico l’auto e, in compagnia del mio amico Paolo, attraverso tutta l’Italia fino a raggiungere la mia amata terra, la Sicilia. C’è un piccolo regalo che ci concediamo tutti gli anni: una sosta di appena una notte in un paesino più o e meno a metà cammino, che non sia troppo distante dall’uscita dell’autostrada e che ci rinfranchi dalla fatica di tante ore di viaggio. È in quella veloce tappa nel centro Italia che questa estate ci siamo concessi la visita fugace di Padula e della sua meravigliosa Certosa di San Lorenzo. Padula è già aria di casa per noi, ci ricorda i paesini arroccati della Sicilia, con quei carruggi stretti che permettono ai vicini di casa di poter chiacchierare comodamente seduti su una sediolina impagliata, ognuno davanti al proprio portone. Di corsa ci dirigiamo verso il luogo in cui ci aspetta la nostra guida e, arrivati alla biglietteria, acquistiamo gli ingressi per la Certosa. La bigliettaia ci informa che, aggiungendo due soli euro al biglietto,potremo visitare la casa-museo di Joe Petrosino e noi, chiedendoci con un po’ di imbarazzo chi sia questo personaggio dal nome esotico, accettiamo la proposta, bisbigliando tra noi che non subiremo una grande perdita di denaro qualora non avessimo poi voglia di andare.
Caro bambino, sappi che quelle due monetine, spese per caso,hanno regalato un senso speciale alla nostra gita a Padula.
Dopo aver seguito con attenzione tutti i racconti della guida sulla Certosa di San Lorenzo, un po’ stanchi ma con ancora desiderosi di ascoltare (proprio come te e tutti i passeggeri della Piccioletta barca), andiamo alla ricerca della casa del famoso poliziotto padulese, diventato un eroe per aver combattuto, in territorio americano, la mafia italo — americana. Paolo, conoscendo le mie doti ginniche e le mie caviglie poco stabili, continua a ripetermi di fare attenzione al pavimento scosceso e in salita che ci sta portando a casa dello zio d’America e io, con il mio viso color porpora, acceso dallo sforzo e dalla fatica di ben otto ore di guida alle spalle, non guardo neanche la fine della strada e, a testa bassa, passo dopo passo, prego che questo supplizio finisca presto.
Giunti all’ingresso della casa, la mia fatica viene ricompensata dall’accoglienza di un arzillo signore ormai in pensione che ci pone la prima domanda significativa: «quanto tempo avete per la visita? Qui mi dicono che alle 19:00 dobbiamo chiudere, ma se voi avete tempo, vi racconto tutto quello che c’è da sapere sullo zio Joe. I turisti devono sempre essere ben accolti e accompagnati, sono loro che tramanderanno la storia che vi racconterò! ».
Poco dopo, scopriamo che il signor Nino, nostra guida entusiasta, è un diretto discendente di Joe Petrosino, precisamente nipote del fratello Michele. Zio Joe – così Nino inizia a raccontare – è l’orgoglio della nostra famiglia. Prima di me, la mia mamma Gilda e, prima ancora, nonno Michele hanno raccontato instancabilmente le avventure incredibili del nostro amato Joe. Come diceva mio nonno: “il sacrificio di mio fratello non dovrà risultare vano, bensì dovrà essere di esempio alle nuove generazioni”.
L’entusiasmo con cui il nonno Michele ha tramandato al signor Nino le storie eroiche del fratello traspare perfettamente dai suoi occhi pieni di orgoglio e spesso lucidi di commozione. «Signora – mi dice – è stata quella la mia televisione!»
Come tanti dei nostri bambini della Piccioletta, Joe Petrosino, ancora giovanissimo, emigra con la famiglia in un Paese straniero. Giunto a New York, inizia lavorare per non pesare sul bilancio domestico ma frequenta contemporaneamente corsi serali di lingua inglese, riuscendo anche a ottenere la cittadinanza americana. Non si perde d’animo nonostante venga sempre etichettato come uno straniero e, con grande tenacia e volontà, riesce a farsi ben volere. Il suo primo incontro con il corpo di polizia di New York avviene grazie all’intuizione di diventare “informatore della Polizia”, a titolo totalmente gratuito e disinteressato, facendosi forza proprio della sua conoscenza dell’italiano; più volte era riuscito a captare discorsi di criminali italiani, che solevano riunirsi nei bar e nelle osterie della famosa Little Italy, ignari di essere ascoltati da un umile emigrato italiano, spesso scambiato per irlandese, con l’innato senso di legalità e il coraggio di un eroe. Fu grazie a questa suo fiuto da detective che Joe riuscì a sventare da solo un attentato al Capo della Polizia, impresa che gli ottenne il titolo di poliziotto con il numero distintivo 285. In poco tempo assicurò alla Giustizia centinaia di malviventi. Sosteneva inoltre che la mafia italo-americana dovesse essere combattuta dagli stessi italiani e, per questo, costituì il primo pool antimafia l’Italian Legion, i cui componenti della squadra dovevano tutti conoscere l’italiano.
Le gesta dello zio ci vengono raccontate da Nino con grande fervore e, mentre attraversiamo le varie stanze della casa, sogno già una visita a Padula con te, mio piccolo amico della Piccioletta. Sono certa che usciresti da questa visita più consapevole del tuo potenziale e confortato dall’idea che la vita si può direzionare, basta avere il coraggio di non smettere mai di imparare.
Svariati particolari della casa mi colpiscono, ma rimango affascinata dalla presenza di un violino con cui Joe, amante della musica, si dilettava da ragazzino assieme alla sorella. Non è lo strumento in sé a emozionarmi, quanto il pensiero che un giovane emigrante, giunto in un luogo a lui sconosciuto e di cui non comprende neanche la lingua, abbia avuto un tale amore per la musica da riuscire a impegnarsi anche nello studio di uno strumento.
Il pensiero a te, mio piccolo amico, è immediato: sii come lo zio Joe, nessun ostacolo linguistico, economico o culturale potrà mai spegnere la passione di un bambino che ha voglia di imparare.
Proprio di fronte a questi strumenti, Nino ci racconta un’altra delle mille imprese eroiche dello zio: lo sventato attacco al famoso tenore Caruso. Joe si trovava al Metropolitan di New York, in veste di semplice appassionato di musica italiana, per ascoltare il concerto dell’amato connazionale quando, alla fine del concerto, avvicinandosi all’auto del cantante, fu insospettito dal cofano leggermente sollevato. Senza perdere tempo, estrasse a forza l’autista dall’auto impedendone così la messa in moto; da lì a breve, infatti, sarebbe scoppiata una bomba ad orologeria il cui obiettivo era proprio il grande Caruso.
Forse i racconti di Nino sono un po’ romanzati, come quelli dei cantori antichi che narravano nei palazzi le gesta di guerrieri, ma certo, ai miei occhi, Joe Petrosino è diventato davvero uno supereroe, un incrocio tra Sherlock Holmes, Superman e l’incredibile Hulk. E ti assicuro, mio piccolo amico, che la mia più grande sorpresa è stata constatare che questo accostamento del poliziotto ai super eroi non è stata solo una mia intuizione: su Joe Petrosino infatti sono stati scritti centinaia di libri e di fumetti, di cui ho potuto ammirare alcune edizioni.
Purtroppo, il poliziotto Joe Petrosino fu ucciso proprio in Italia, in una missione top secret a Palermo, per mano di mafiosi che lo attendevano da tempo. Ed è nell’ultima stanza che il signor Nino ci mostra le foto del presunto omicida, di tutti gli indiziati e dei funerali del suo amato zio.
Le gesta eroiche di Joe Petrosino continuano a essere raccontate dal signor Nino in tutto il mondo. È sua ferma convinzione che raccontarle ai ragazzi apra loro gli orizzonti verso una vita nel segno della giustizia e della legalità.
Caro amico che ne diresti se invitassimo il signor Nino a conoscere il nostro grande Centro in una delle sue prossime visite alle scuole milanesi? Saremmo anche noi partecipi del suo grande amore per chi si è fatto onore lasciando a malincuore il proprio Paese e amandone uno nuovo tanto profondamente da riuscire a renderlo migliore. Sii come lo zio Joe!