
DARE PAROLA

LA RIVINCITA DEL MANOSCRITTO
DAL MITO AL LOGOS: CESURA NETTA O CONTINUITA’?

Sempre e da sempre la filosofia siede in mezzo ai ragazzi dell’Accademia il sabato mattina: lo dice il nome stesso del nostro gruppo, di platonica memoria. Siede come un’amica benvoluta e integrata senza riserve nella compagnia, ma, in fondo, non si è mai presentata in modo accurato, raccontando la sua storia, il suo nome, la sua famiglia. Il momento è finalmente giunto e, con calma, ci dedichiamo a raccontare di lei. Pensare è energia.
Abbiamo già visto come il filosofo Cassirer abbia indicato tre forme simboliche, tre vie attraverso le quali l’uomo ha tentato di indagare e comprendere la vita: il mito, la filosofia, la scienza. Ci occupiamo oggi del passaggio dalla prima alla seconda forma, dal mito al logos. Cesura netta o continuità?
Come sempre, partiamo dalle parole che cerchiamo nel vocabolario di greco. Affianchiamo i due vocaboli μύθος (muthos) e λόγος (logos) e scopriamo che entrambi hanno molti significati.
MITO: parola, discorso, conversazione/dialogo, messaggio/voce, favola
LOGOS: parola, discorso, facoltà del parlare, ragionamento/argomentazione, motivo/causa/fondamento
Cesura netta? Subito appare che i primi significati delle due parole sono proprio gli stessi, il che ci suggerisce che il passaggio dal primo al secondo non sia un movimento brusco. C’è sempre una parola nel mito come nel logos, una parola che interpella, fa domande, interroga. Il domandare appartiene agli uomini per natura: chi non fa domande non è un essere umano. Due anni fa, occupandoci della parola desiderio, abbiamo imparato che l’uomo, nel momento in cui dalla quadrupedia si è alzato sulle gambe, la prima cosa che ha fatto è stato alzare lo sguardo al cielo e, contemplando la volta celeste, ha cominciato a porsi domande, le domande che quel piccolo spicchio di terra su cui teneva inchiodato lo sguardo in cerca di cibo non poteva certo suscitare. La domanda più semplice riguarda l’origine e la creazione del mondo circostante. E abbiamo già approfondito come il tema della creazione dell’universo e dell’uomo domini la prima letteratura medio orientale: Apsus e Tiamat, grandi acque, danno origine all’universo nel mito babilonese mentre, nella Teogonia esiodea, Caos, Gea e Eros sono i tre grandi principi generatori di ogni cosa. Circa un secolo dopo Esiodo, fra il VII e il VI secolo a.C., un altro uomo greco si pone la medesima domanda. Si chiama Talete, abita in una splendida colonia dell’Asia Minore e dice che principio di tutto è l’acqua: a sostegno di questa enunciazione adduce ragioni precise, per esempio che il nutrimento di tutte le cose è umido, che un bimbo nella pancia della mamma vive nell’acqua, che il caldo si genera dall’umido…
Tutti gli storici concordano sulla particolarità delle condizioni politiche, sociali ed economiche che favorirono la nascita della filosofia in Grecia. È evidente la peculiare condizione di libertà che caratterizza il greco rispetto ai popoli orientali: l’uomo orientale era suddito ed era tenuto a una ubbidienza cieca e assoluta al potere politico e religioso, spesso coincidenti. In Grecia, il crearsi della polis, città-stato libera e autonoma, fece sì che l’uomo progressivamente non sentisse più alcun vincolo o alcuna contrapposizione fra sé e il potere civile, ma si percepisse come parte attiva e responsabile della collettività. Consapevole di sé, l’uomo greco, uomo di mare, parte e naviga verso Oriente e Occidente, conosce nuove terre e nuove culture, crea empori commerciali che presto diventano città floride e importanti. E così, piano piano, oltre a raccontare storie, l’uomo greco comincia a fare ragionamenti su tutto ciò che lo circonda e di cui è parte. Nelle colonie si sviluppano prima e con più naturalezza quella indipendenza di azione e quel benessere determinanti al crearsi del giardino dove fioriscono cultura, arte e pensiero.
Perché, chiediamo ai ragazzi, c’è un nesso fra libertà e ragionamento? Arianna risponde che un uomo libero vuole pensare con la sua testa; Matilde dice che gli uomini liberi e viaggiatori devono spiegare le cose nuove che vedono, perché le storie vecchie non riescono a rispondere a tutto. Lorenzo pensa che incontrare popoli con culture differenti stimoli pensieri diversi. Certo, tutto vero e, inoltre, mentre la cieca obbedienza non richiede pensiero perché non ha margine di autonomia, la libertà “costringe” a scelte continue, piccole o grandi che siano.
In Grecia, inoltre, avviene la più grande invenzione tecnologica di tutta la storia: la scrittura alfabetica! – indovina Velita. I Greci inventano un modo di scrivere in cui con ventiquattro segni è possibile scrivere e leggere tutto: chiunque può leggere qualunque testo, anche senza capirlo! I Greci inventano il lettore universale. Il terreno greco è fertile per il fiorire del pensiero.
Ora, il logos ha un nome: si chiama filosofia, che letteralmente significa amore per il sapere.
La filosofia ha un contenuto: parla di tutto il reale e i suoi legami. Anche di politica si può parlare in modo filosofico, di arte, di scienza e musica. Ha un metodo: un’indagine radicale, che va, cioè, alla radice del problema con domande e risposte successive. Ha uno scopo che è teorico, contemplativo: è la bellezza di sapere le cose.
Ma se Talete come Esiodo si occupa dell’origine e della creazione, cosa li avvicina e cosa li distingue?
Le spiegazioni dei filosofi ionici, come Talete, non hanno nulla in comune con la nostra scienza moderna, ignorano totalmente l’esperimento e danno ancora spazio, seppur ridotto, al divino. E, in fondo, anche nell’Enuma eliš le acque, salata e dolce, sono all’origine del cosmo. Niente di nuovo dunque, ma l’acqua di Talete si chiama acqua, non Apsus, non fa capricci, non ha sentimenti: è un elemento, contemporaneamente divino e naturale. Con la filosofia, la domanda cosmologica è formulata esplicitamente e fa nascere vere e proprie questioni su cui viene aperta, fin dall’inizio, una discussione. Nella filosofia, gli elementi come l’acqua, il fuoco, la terra, l’aria vengono concepiti astrattamente e sono limitati in modo rigoroso: la loro azione consiste nel produrre un effetto fisico determinato. Gli elementi originari perdono il loro mistero e agiscono in modo che ne constatiamo ogni giorno gli effetti.
Il mito raccontava all’uomo una storia, la cosmologia filosofica definisce i principi primi e costitutivi dell’essere: dal racconto si passa a un sistema che espone la struttura profonda del reale.