
ATTO E POTENZA: CONFRONTO TRA NOI

TUTTI QUANTI VOGLION FARE IL JAZZ… (in collaborazione con Davide Parisi)
QUELLA TERRIBILE MACCHIA (dalla lettura di “Il fantasma di Canterville” di Oscar Wilde)

Quel giorno, festa di Halloween, Giorgio venne punito ingiustamente dalla professoressa di matematica Bartalli. Questo, perché il suo compagno Marco l’aveva spinta e poiché, voltandosi, vide Giorgio dietro di lei, gli diede la colpa e lo spedì in biblioteca a riordinare tutti i libri della scuola. Giorgio, un comunissimo ragazzo di seconda media, studioso e curioso, ma non particolarmente amante della scuola e con una grande passione per il calcio, in quel momento era molto arrabbiato, ma soprattutto preoccupato per la sgridata che avrebbe preso dai suoi genitori.
Mentre stava sistemando la sezione Fantasy, gli cadde un libro e, quando lo raccolse, notò che era macchiato di rosso. Si spaventò perché anche davanti a lui, sul pavimento, trovò una grande macchia viscida dalla forma strana: sembrava quasi un punto di domanda. Si chinò, la toccò e venne risucchiato da essa. Tutto confuso, Giorgio si ritrovò in un altro mondo.
Vide travi colorate che fluttuavano sotto di lui; non c’era terra ma solo altre travi sparse. Intorno a lui il cielo era azzurro, limpido e senza nuvole. Il nostro protagonista era stupito e confuso. Iniziò a camminare su una trave verde, poi perse l’equilibrio, cadde e si ritrovò su una trave rossa. All’improvviso, vide un personaggio dall’aspetto sinistro: indossava un vestito elegante da cerimonia e, al posto della testa, aveva un cubo di Rubik. Lo strano individuo disse:
“Se a casa vuoi tornare, il gioco devi iniziare!
Ma se tu perderai, per sempre qui rimarrai!
Due prove ci son da superar, se la tua vita vuoi salvar!
Al primo errore che farai, al tuo mondo ciao, ciao dirai!”.
L’uomo testa di cubo schioccò le dita e…puf, Giorgio si ritrovò in una cella. Davanti a lui c’era un biglietto con scritto:
“Se la prima prova vuoi superar, la macchia devi toccar!
Ma se qualcosa ti toccherà, il tuo gioco finirà!”.
Dopo aver letto il biglietto, una guardia romana aprì la cella e lo portò in un’arena. Giorgio capì che si trattava del Colosseo e subito gli vennero in mente i combattimenti tra gladiatori e le battaglie navali. Più ci pensava, più aveva paura. Intanto erano arrivati all’entrata degli schiavi e notò di essere solo, senza altri prigionieri di guerra. La guardia iniziò a minacciarlo con la lancia e lui entrò all’interno dell’arena. Vide il pubblico urlante e, subito dopo, notò la Macchia rossa al centro. Al nostro ragazzo venne subito in mente il biglietto della cella ma riuscì a pensarci solo un secondo perché, dall’altra porta, uscirono un leone e due leonesse. Capì che doveva toccare la macchia ma, allo stesso tempo, non doveva farsi toccare dai leoni.
Intanto una leonessa gli balzò addosso ma lui, con balzo fulmineo, la evitò. Guardando verso l’alto, vide delle torce ardenti. Ne prese una per allontanare le bestie ma l’unico a indietreggiare fu lui perché aveva più paura di loro. Giorgio inciampò su un bastone e cadde a terra. Prese il bastone e colpì i musi delle fiere. Le bestie, stordite, caddero a terra. Il ragazzo riuscì a correre verso la macchia e a toccarla.
Puf! Giorgio si ritrovò in un bar con un biglietto in mano con scritto:
“Se il livello vuoi passar, il peggiore devi sfidar!
Se la prova vincerai, il livello supererai!”.
Vide un signore incappucciato che gli chiese: «Dadi o carte??». Giorgio rispose: «Dadi!». Li prese e li lanciò negli occhi dell’avversario. Lo sconosciuto urlò di dolore e si tolse il cappuccio: era il Diavolo! Il demone cercò il suo forcone. Il nostro protagonista, preso dal panico, trovò il forcone e lo ficcò nella gola del Diavolo!
Puf!… si ritrovò nella torre di un castello e vide una macchia di aspetto familiare. Giorgio toccò la macchia e…tornò nel suo amato mondo, felice e scioccato dalla sua avventura.
Giorgio non raccontò a nessuno della sua avventura, ma da quel giorno ogni volta che vede una macchia se ne tiene decisamente alla larga!