
DI FRONTE ALLA LEGGE — parte 2

L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELLA MUSICA (in collaborazione con Pinuccia Gelosa)
CARO AMICO, TI SCRIVO

Non so se si possa chiamare “scrittura selettiva” la mia, certo è che scrivere mi risulta alquanto naturale quando il mio pensiero è rivolto ai ragazzi della Piccioletta Barca.
Così è nata l’idea della nuova rubrica #CaroAmicoTiScrivo, dedicata a tutti i ragazzi che negli anni hanno varcato la soglia del nostro Centro di cultura e a quelli che ancora la varcano.
Seppure sia molto difficile selezionare la mia fonte di ispirazione, avendo nella mente e nel cuore una frotta di giovani soci dalle personalità variegate e tutte veramente interessanti, la prima lettera vorrei proprio dedicarla a coloro che hanno deciso di congedarsi e che, dal giorno in cui ci siamo salutati, non ho mai più rivisto, nemmeno incontrandoli casualmente per strada: ogni tanto ho il sospetto che il quartiere li ingurgiti… altrimenti non si spiega!
Milano, 27 novembre 2024
A volte la marea porta a riva delle piccole e graziose conchiglie che deposita sulla battigia, perché chiunque possa ammirarle. È ingannevole lei (la marea): in un attimo le riversa numerose e, più sono piccole, più sono abili, come sirene tentatrici, a richiamare lo sguardo dei passanti ingannati. Poi, in un attimo, generalmente fugace e travolgente, una bianca schiuma, apparentemente amichevole, le abbraccia con forza, risucchiandole via e catapultandole in mare aperto. Da quel momento non ci sono più, almeno per te che le guardi ammirato!
Caro R.,
è questa la sensazione che ho provato quando improvvisamente, da un giorno all’altro, hai deciso di separarti dalla PB senza neanche dedicarmi un minuto per un saluto, ma lasciando il nostro rapporto sospeso tra l’arrivederci e l’addio.
Sai cosa penso?
Se durante la mareggiata mi fossi tuffata in fretta, con il mio retino in mano, avrei potuto salvare qualche conchiglia dal flutto che le inghiottiva, ma tu non sei immobile come una conchiglia e io non voglio acchiapparti di sorpresa con il mio retino. Purtroppo, è un corpo a corpo con la vita e io, contro quella forza magnetica che ti attirava verso nuovi lidi e ti portava lontano dalla PB, non avrei mai potuto averla vinta, non senza la tua volontà di restare.
Nessuno ragazzo della PB è della PB, né tantomeno di noi soci adulti che, con animo sempre propositivo e quasi sognante, accogliamo voi giovani soci sperando di costruire quella piccola Barbiana a cui tanto aspiriamo.
So bene che arriva un tempo, generalmente alla fine della terza media, in cui è fisiologico che la nostra associazione perda qualche ragazzo — non molti a dire il vero — e dobbiamo metterlo in conto.
Ci sono però, all’interno della PB, dei percorsi che sono più intensi di altri; ci sono storie di vita che prendi più a cuore di altre, e questo accade quando riesci a scovare, dietro a uno sguardo apparentemente immobile, un pensiero acuto e vibrante che fatica a esprimersi, solo perché privo delle giuste parole.
Ci sono ragazzi con i quali la rottura diventa quasi dolorosa, e tu sei uno di questi.
Non fraintendermi, non ho sofferto il distacco fisico, sarebbe stato insano e per niente maturo!
Ricordi il video racconto che facemmo tutti insieme, mettendo in scena la lettura collettiva della storia “L’ultimo giorno del mondo”?
«Perché ci sono volte che un abbraccio è tutto!», questa la frase che hai proclamato con fierezza, tenendo in mano un buffissimo quaderno con una mucca e mimando con la testa un gesto che sottolineava la tua totale convinzione della verità di quelle parole.
E quel giorno ad Arcumeggia? Quando, a ora di cena, mentre tutti i tuoi amici erano intenti a riprodurre, in maniera più o meno goffa, il volo del gabbiano (solo in pochi capiranno), ti rivolgesti a Roberto dicendo: «Robi, ti aiuto io a fare la brace!», te lo ricordi?
La tua propensione a prenderti cura anche di noi soci grandi era veramente inaspettata per un ragazzino della tua età; eppure, avevi sempre un pensiero per ciascuno di noi, come quella volta in cui dovevo tenere da sola il nostro primo incontro di informatica con voi ragazzi e tu, rivolgendoti a Beatrice, dicesti: «Non preoccuparti, mi fermo io a farle compagnia». Stavi proprio crescendo e dimostrare di aver a cuore il bene della PB è stato un gesto che ho molto apprezzato.
Credo che per lungo tempo la PB sia stata per te un porto un sicuro; credo anche che noi soci della PB abbiamo avuto il privilegio di accedere a parti del tuo cuore che tu stesso disconoscevi. Ci è bastato guardati con un violino in mano, durante quella bellissima lezione di orchestra che la maestra Pinuccia aveva tenuto per tutti noi, per scoprire la delicatezza d’animo che celavi con cura al mondo intero. La maestra di violino rimase talmente folgorata dalla tua serietà e dedizione che si propose subito di farti lezioni gratuite. Ti assicuro caro R, siamo stati tanto orgogliosi di te.
Certo, certo! ricordo anche i momenti più tristi, come quando, per colpa di un episodio di bullismo a scuola, ti beccasti una lunga sospensione che avrebbe compromesso anche l’ammissione ai tuoi esami. Dopo l’iniziale sconforto di tutti noi, Roberto ebbe la geniale intuizione di proporre alla scuola un progetto rieducativo nella nostra sede che tu hai accolto con serietà e fiducia in noi. Affiancavi i bambini delle elementari nei loro piccoli compiti e tutti ti amavano e ti cercavano e soffrivano quando non potevi essere presente!
In tutti questi momenti, i miei soci e io, a volte anche discutendo tra noi, abbiamo provato a trovare il modo migliore per stare al tuo fianco, spronandoti a mettere a frutto i tuoi grandi talenti, a essere saldo e sincero, curioso e gentile, premuroso e altruista, perché è l’unico mondo per stare al mondo!
Poi un giorno hai varcato l’uscio, senza mai più tornare indietro.
Mille sono i pensieri che si accavallano in questo momento nella mia testa, ma uno in particolare ha bisogno di trovare posto, nero su bianco, in questa lettera.
Come stai? Cosa fai adesso? Quel semino che tanti anni fa abbiamo provato a piantare, e con cura abbiamo innaffiato giorno per giorno, è riuscito ad attecchire nel tuo cuore?
Se solo potessi avere una risposta a quest’ultima domanda, acquieterei quel senso di sospensione che ancora ora oggi mi lega a te e sarei finalmente pronta a dirti addio.
Vado, prima che giunga la nostalgia!
Con affetto,
Lucia