
IL PROCEDIMENTO È APPENA COMINCIATO E LEI SAPRÀ TUTTO A TEMPO DEBITO

RIPENSANDO A FRANZ KAFKA
A QUATTRO MANI CON KAFKA

LASCIA PERDERE
di Franz Kafka
Era primissima mattina, le strade pulite e deserte, io andavo alla stazione. Allorché confrontai l’orologio di un campanile con il mio orologio, vidi che era già molto più tardi di quanto avessi creduto. Dovevo accelerare notevolmente il passo, lo spavento per quella scoperta mi rese incerto sulla via da seguire, non mi orientavo ancora bene in quella città. Per fortuna poco lontano c’era un vigile, corsi da lui e, con il fiatone, gli chiesi di indicarmi la strada. Lui sorrise e disse: «Da me vuoi sapere la strada?» «Sì», dissi io, «perché da solo non riesco a trovarla.» «Lascia perdere, lascia perdere!», disse lui, e si volse di scatto da un’altra parte, come fanno le persone che vogliono star sole con la loro risata.
Di quella strana reazione rimasi un po’ colpito, ma decisi di rimanere concentrato e capire soprattutto che ore erano! Andai un po’ in giro correndo e a un certo punto trovai un bar davanti a me. Entrai e corsi dal barista a chiedergli l’ora esatta e lui mi indicò senza parlare un orologio dietro alle mie spalle. Confrontai il mio e quello del bar e vidi che segnavano esattamente lo stesso orario. Non appena mi calmai, guardai fuori per cercare l’orologio grande: era sbagliato! A quel punto, domandai al barista dove era la stazione e con tutta calma, arrivai a destinazione e pure in anticipo, visto che erano le 6.50 e il mio turno incominciava alle 7.10. (Morgana C., II media)
A quel punto, continuai a correre disperato, cercando di trovare la stazione, fino a quando non vidi dei binari. Decisi di seguirli fino alla fine e continuai per chilometri. Non arrivavo mai, ero in un loop infinito e avevo ormai perso ogni speranza. Mi addormentai in un sonno profondo. Appena mi svegliai, mi ritrovai a casa mia, nel mio letto: ero confuso, riflettevo… poi realizzai che era stato tutto un sogno! (Thomas H., III media)
Allora cercai in lungo e in largo cartelli ma non mi davano indicazioni per capire dove fossi. Cercai allora di tornare sui miei passi, così almeno sarei riuscito a ritrovare la strada. Ogni momento che passava, lo impiegavo per cercare di individuare oggetti simbolici come per esempio il vigile, l’orologio della chiesa e le strade completamente vuote. Mi feci prendere dall’ansia e lasciai stare, senza accorgermi che, alla stazione, ci ero davanti! (Samuele Q., II media)
Il ragazzo corse, corse e… bum, cadde per terra a pochi passi dalla stazione. Tutti salgono, un silenzio tombale e a un certo punto il treno parte; il ragazzo si rialza e ricomincia a correre, arriva ai tornelli ed è la solita storia: «il biglietto, prego!» e altri secondi spesi così, per un misero biglietto da quattro soldi Un nuovo affanno e poi la tragica notizia: «ma signore, il suo treno è alle cinque di pomeriggio, non di mattina. (Lorenzo R., II media)
Appena il vigile si voltò di schiena, gli chiesi: «ma perché scusi non vuole dirmelo?» e il signore, che pensavo fosse un vigile, con aria divertita mi disse che non sapeva nemmeno lui orientarsi in quella piccola città. Gli chiesi come fosse possibile, se era un vigile e lui mi rispose sempre più divertito che non lo era affatto, ma che era un cittadino proprio come me e, proprio come me, si era perso! (Gabriel L., II media)