
DIALOGANDO DI GIUSTIZIA E VENDETTA

DI FRONTE ALLA LEGGE
MAD…LA “FOLLIA” DELLA SCUOLA (parte 2)

INTERPELLO: interruzione con obiezione
Prosegue il racconto testimonianza sul MAD, che ora ha cambiato nome in Interpello.
Raccontami un episodio che ti ha scoraggiato molto e uno che, invece, ti ha spinto e ti spinge a cercare con entusiasmo la scuola per il secondo anno…
La prendo larga: cosa mi tiene e cosa mi farebbe scappare… molte cose, questa è una delle più radicali!
Da quando l’uomo ha messo una pietra su un bastone, ha cominciato a delegare (terziarizzare sarebbe il termine tecnico) capacità e facoltà, ampliandole, fortificandole e giovandosene, almeno all’ apparenza. Ho sentito, in una serie TV che adoro, che il telaio è stato il primo computer, mica male però: la femminilità si è almeno espressa in uno strumento che produce cura e non distruzione… La rivoluzione industriale viene spiegata come il grande sogno per cui scienza e tecnica libereranno l’uomo dalle fatiche, e pure dalle malattie. Sappiamo che non è così, ma nel frattempo abbiamo continuato a delegare conoscenze e abilità, non siamo in grado di procacciarci il cibo, per dire, e le ostilità ambientali si sono intensificate gravemente, anziché risolversi. Dove voglio arrivare? Non è la nostalgia della vita di caverna, dove un mal di denti poteva ucciderti, certo. Ma da un lato, la pretesa di controllare ogni aspetto della vita ci presenta il conto e lo ignoriamo. Dall’ altro, continuiamo a delegare, a macchine sempre più intelligenti, funzioni fondamentali. Funzioni cognitive: stiamo delegando il pensiero, che non ci verrà restituito amplificato e migliorato, perché non è pensiero umano. Stiamo perdendo condizionale e congiuntivo, che sono pezzi di struttura del pensiero logico. Modalità di comprensione della vita, del mondo, di sé stessi. Sono arrivato a pensare che nessuno o quasi abbia mai parlato a questi bimbi nella mia lingua. Ha senso continuare a cercare di lavorare sul loro pensiero, sui loro cuori (la grammatica li scoccia ma quando li vedo in crisi e me li prendo da parte per ascoltare confortare e aiutare a capire, apprezzano!!!).
Torno al punto più generale e chiudo: mi chiedo se il mio pensiero sia adeguato a insegnare qualcosa di utile in un mondo di cui ho sempre meno comprensione. Un mondo in cui, a nove anni, in uno dei contesti più avanzati al mondo, un terzo (1/3!) dei cuccioli è certificato come inadeguato. Le mie impressioni sono piene di passione e molto fresche. C’è dell’indicibile. Ma qualcosa forse può essere buona. Continua a essere un’esperienza straordinaria, anche se richiede molta, molta energia! Speriamo che continui, sembra che i dirigenti, esaurite le graduatorie, si segnalino fra loro risorse che hanno testato…
Un nuovo anno di scuola: tutto da rifare?
Nuovo MAD? E basta, non ho quasi fatto tempo a rendere pubblico il mio pensiero critico… et voilà, si cambia! Un attimo, però, faccio una verifica. Sul sito della scuola c’è ancora il rettangolino colorato per accedere alla procedura di presentazione MAD; sembra attivo e pronto a essere compilato… la mente vacilla, perché io sono abbastanza certo di aver ripreso servizio un venerdì di settembre con la nuova procedura chiamata “INTERPELLO”.
Come per la MAD, i primi risultati che si ottengono cercando la parola su Google portano dritti a intermediari pronti a inviare masse di candidature a tutti gli Interpelli in corso.
Non è un neologismo, è presente nella pratica giuridica, nota per garbo e cordialità; e l’etimologia ne dichiara il tono perentorio (Treccani on line: “interrompere con obiezioni”).
Non ho ancora un campione significativo di Interpelli per poter generalizzare, ma ho capito che la cosa più importante è la velocità. Non è dato sapere quando e quanti interpelli verranno pubblicati, ma pare che scadano tutti rigorosamente entro 24 ore dalla pubblicazione. Avrebbero potuto chiamarlo “Interpello Effimero”, poi IE e da lì subito AI, così simile alla tanto in voga artificial intelligence – di cui siamo così entusiasti, non paghi della de-ficienza naturalmente diffusa in ciascuno, che nessun artificio potrà neutralizzare.
Per il resto, il documento si estende massimo per due o tre pagine, irte di solleciti richiami a normative precise quanto oscure, ma ormai spuntare il quadratino che esplicita chiara e volontaria adesione a qualunque cosa è diventata una delle azioni più frequenti e indispensabili della vita quotidiana.
E così in effetti avviene, una mattina di un giorno in cui una telefonata interrompe obiettando proprio tutto quel che hai per le mani in quel momento e da quel momento in poi; ed è comunque una grade gioia! Perché la risposta all’Interpello è stata accolta e devi passare in segreteria a firmare un’infinità di carte.
E spuntare quadratini di acclarata e volontaria adesione.
E ci siamo quasi. Manca solo il colloquio di benvenuto in Dirigenza e l’assegnazione. Il cuore batte forte. Certo, io ho espresso i miei desideri e affidato ai flutti il messaggio in bottiglia, ma solo per dire, eh. Volevo tanto la mia vecchia Quarta diventata Quinta? ed ecco una bella Prima.
Sono molto fortunato perché i colleghi sono esperti, gentili e disponibili. Ma ammetto di aver avuto un momento di grande speranza, molto prossima alla fede, quando ho saputo che il mio incarico sarebbe stato con bimbi così piccoli. Non avrei mai potuto farcela senza una squadra vicina. La prima cosa che devo controllare è la mia tensione a volere (o dovere?) essere performante. Parola che non amo ma mi riguarda, come fosse scontato che quel che faccio debba esser fatto ai massimi livelli possibili. Mi ripeto che non sarà così, ho tutto da imparare e non resta che rimboccarsi le maniche e cominciare a sbagliare.
Raccolgo schede, copio idee, canzoni, storie, chiamo infinite volte quei nomi e quegli occhi… dopo il primo giorno ne ho memorizzati non più di un paio. Richiede tempo, la memoria del cuore (ri-cordare). A nulla serve il fatto che la lista sia disponibile sul registro, nel cassetto. Devo fare presto ma lasciare che le cose accadano nei tempi che la vita richiede, e finalmente ogni volto e ogni nome avranno trovato posto nella classe dentro il mio cuore.
Rammento bene quel che ho sentito alla fine del primo giorno: mi dicevo “ancora non li amo, non riesco a ricordarli”. Ricordavo benissimo, invece, i “miei bimbi” salutati a giugno, con speranza di rivedersi…
Una settimana dopo, è venerdì, ho chiuso la giornata riconsegnando le creature incolumi, asciutte e quasi tutte sorridenti a genitori e delegati. Sono pronto a godermi il fine settimana, penso a come riprendere velocemente i fili della mia vita cui l’Interpello ha posto obiezione, in modo da organizzare meglio il futuro; per quanto non siano ancora noti gli orari in cui dovrò essere in aula.
Sono quasi le 17 di venerdì, quando sulla chat insegnanti viene diffuso un messaggio che avvisa che il lunedì successivo prenderanno servizio i docenti che l’Ufficio Scolastico ha immesso in ruolo, mentre i docenti nominati tramite Interpello non prenderanno servizio. Più di due ore dopo riesco ad avere conferma che io non prenderò servizio lunedì, ma che probabilmente ci saranno ulteriori Interpelli.
Può quanto sopra narrato bastare a scoraggiarmi? Onestamente ci vuole forza a innamorarsi – scriversi nel cuore, letteralmente. Altrettanta o forse più a lasciarli andare, pur sostenuto dalla convinzione di aver dato tutto il possibile, in una veloce terza settimana del loro primo anno di scuola.
Ma no, non basta ancora a scoraggiarmi. Non so se e quando succederà di essere richiamato, spero sola di essere pronto.
I bimbi sono certamente il fulcro. Ma in chiusura di queste note, devo e voglio stringere la mano a tutte le Maestre e Maestri, Commesse e Commessi, personale di segreteria che ho incontrato. Intendiamoci, le femmine con cuccioli sono gli esseri più pericolosi e bellicosi. Ma ho soprattutto sentito intorno a me “sorellanza” e sostegno, occhi che vegliavano, mani tese, sorrisi sinceri. Da tempo rifletto su questa faccenda del femminile, questa grande forza che da sempre porta avanti la vita e da troppo tempo lo fa pure sotto un giogo. Ecco, anche in un triste venerdì pomeriggio, di nuovo “privato” dei bambini cui voglio dedicare la mia seconda parte di vita di uomo, la forza femminile si è elevata a scudo e sostegno: amiche, ma soprattutto colleghe anche di recentissima conoscenza mi hanno scritto il loro dispiacere e la loro speranza di poter riprendere presto a collaborare.
Spero di tornare in aula, prima che arrivi la nuova procedura di reclutamento insegnanti precari per il 2026… come nome, direi che andrebbe bene “PRECARIO”: chiaro e onesto. Troppo semplice?
Il punto non è la semplicità. Da che io ricordi la scuola pubblica manca di insegnanti con incarichi stabili; e sento altrettante lamentele sul fronte insegnanti, obbligati a percorsi di carriera di cui non riesco nemmeno a immaginare la complessità pur di accedere a un certo punto a un lavoro abbastanza stabile e continuativo.
Nella mia formazione aziendale, non ci sarebbe niente di meglio nel mercato che avere una buona offerta che incontra una domanda adeguata. Abbandono immediatamente la metafora dell’azienda – la scuola non può e non deve essere un’azienda – solo dopo aver osservato che le aziende non hanno, a differenza del Ministero della pubblica istruzione, un’idea abbastanza precisa e circostanziata di qual sia la domanda di istruzione contingente e quale sarà negli anni a venire. Gli insegnanti ci sono, gli allievi anche. Se ogni anno a settembre si apre la lotteria, se la scuola poggia in modo ornai stabile su insegnanti precari – un tg3 Lombardia recentemente parlava di circa un quarto, ossia 16.000 precari –, ci deve essere un disegno preciso. Un progetto. Se hai 16.000 buchi fai concorsi per 16.000 posti, se vuoi risolvere il problema. Altrimenti lasci che le cose continuino così. È tutto utile per destabilizzare e nutrire l’ignoranza. E, diciamolo, si risparmia. L’insegnante in ruolo viene pagato anche durante le ferie! Meno di un collaboratore familiare, intendiamoci. Ma i precari consentono di tagliare anche questo spreco (ferie pagate), dato che i loro contratti durano il minimo dei giorni di copertura necessaria fra settembre e inizio giugno, lasciandoli alle poco materne cure che l’inps ha per i disoccupati, nei mesi estivi. Moltiplicato per 16.000, in Lombardia, fa un bel po’ di spending review. Non mi risulta che la pressione fiscale sul contribuente sia stata rivista di conseguenza.