
“MARCIA SU ROMA E DINTORNI”

“REUNION”, PIU’ FORTE DELLA MORTE È L’AMICIZIA
L’ARMONICA DEL SOLDATO

C’era una volta un soldato che tornava dalla guerra, assorto nei suoi pensieri. Pensava: «Ci può essere uno più disgraziato di me?». In quel momento, vide un vecchietto seduto su un paracarro; tendeva la mano e diceva: «da bravo, soldatino, tira fuori un soldino…». Il soldato si arrabbiò: «Scommetto che, a rivoltare le nostre tasche, tu sei più ricco di me!». «Proviamo?», disse il vecchietto. «Eh, proviamo pure: metà per uno di quel che si trova?». Il vecchietto rivoltò tutte le sue tasche e ne venne fuori solo un’armonica a bocca, tanto piccola che bastavano tre dita a tenerla. Il soldato rivoltò le tasche dei pantaloni, le tasche della giacca ed ecco che da un taschino saltò fuori una moneta d’argento: «e questa da dove viene fuori? sono due giorni che non mangio perché ho perso la paga e mi ritrovo in tasca addirittura un tesoro!». «Hai visto?», disse il vecchietto. «Non so cosa dirti, ma i patti sono patti: metà per uno, come abbiamo detto: metà per uno deve essere! C’è un’osteria là, mangeremo qualcosa e ti darò la tua parte». Andarono all’osteria, mangiarono, bevvero e il vecchietto suonò una canzoncina sull’armonica: stettero proprio allegri.
Prima di riprendere il cammino, il soldato disse: «ecco il resto del denaro, prendilo tutto, io sono contento così». «Come vuoi tu, ma in cambio però voglio darti la mia armonica». «Grazie, la prendo volentieri: un po’ di musica mi farà sembrare più corta la strada». Il soldato si mise in tasca l’armonica, salutò il vecchietto e se ne andò. Verso il tramonto, si fermò in un bosco per dissetarsi con le more. Dietro a un cespuglio scoprì tre omaccioni acquattati: erano armati fino ai denti! «mamma mia i briganti!», pensò il soldato e si allontanò di corsa. Mentre raggiungeva la strada, vide avanzare velocemente una diligenza. «I briganti assalteranno la diligenza – pensò il soldato – e io che ci posso fare? io sono uno che se ne va per i fatti suoi suonando l’armonica alla bocca». E attaccò un’allegra canzoncina. Qualche attimo dopo, i briganti sbucarono dai cespugli con le armi spianate, gridando: «fermi tutti, o la borsa o la vita!» Il vetturino fece arrestare i cavalli, il soldato continuava a suonare, fingendo di nulla. E allora successe un fatto strano: i briganti si guardarono in faccia, poi uno di loro si chinò, raccolse rapidamente alcune margherite e le offrì a una signora che mostrava dal finestrino della carrozza la sua faccia spaventata.
«Omaggi, gentile signora», disse il brigante e subito anche gli altri briganti cominciarono a cogliere fiorellini per offrirli alle signore. E intanto continuavano a togliersi il cappello, a fare grandi saluti a tutti. «Che strani briganti…» pensava il soldato. La diligenza partì fra gli applausi e le scappellature dei briganti.
Verso sera, il soldato arrivò al paese. Proprio davanti alle prime case, due uomini stavano litigando furiosamente: ognuno di loro brandiva un coltellaccio, sembrava si volessero fare a pezzi. Il soldato si rimise l’armonica in bocca: «non sono cose che mi riguardino e non voglio impicciarmi dei fatti altrui». Ma come si udirono le prime note dell’armonica, i due litiganti lasciarono cadere i coltelli e si gettarono l’uno contro l’altro. Le donne strillarono di paura, Si ammazza, si ammazzano: macché, sistavano abbracciando e si giuravano eterna amicizia. Stavolta il soldato capì come stavano le cose: l’armonica del vecchietto doveva essere stregata. Chi ne sentiva il suono, diventava pacifico e gentile anche se il momento prima avrebbe scannato suo fratello! «Non è un’armonica – pensò il soldato – è un metti-pace!». La scoperta lo rallegrò moltissimo ma decise di non dire nulla a nessuno per timore che l’armonica perdesse le sue virtù.
Nei giorni seguenti, ogni volta che gli capitava l’occasione, mise alla prova il suo strumento miracoloso e così poté scoprire una cosa ancora più strana: l’armonica non serviva soltanto a sedare sul momento le liti, a cambiare in gentilezza gli sgarbi e le male parole. No, chi l’aveva ascoltata una volta cambiava carattere per sempre! Il soldato cominciò a riflettere: «quando tutti nel mio villaggio saranno diventati buoni e generosi, sarà bene che io mi metta in viaggio per andare a guarire altra gente con l’armonica». E decise di comprare un carretto e un po’ di mercanzia: cotone, aghi, fettucce, pizzi e cominciò a girare per i villaggi come un merciaiolo qualunque. Dovunque arrivava però, si metteva subito a suonare l’armonica e non se ne andava, se prima non aveva fatto il giro di tutte le strade, se non si era fermato a fare una piccola serenata in tutti i cortili, presso le siepi degli orti, sotto i balconi delle ville, dovunque ci potesse essere gente ad ascoltare. Quando ebbe toccato tutti i paesi del circondario, andò in città: era la prima volta che ci andava e non sapeva che fosse tanto grande,non sapeva nemmeno che fosse tanto rumorosa. Vagava disorientato da un quartiere all’altro, ogni tanto si metteva l’armonica in bocca e attaccava timidamente una canzoncina. Chissà perché, gli venivano in mente solo arie malinconiche, tristi e il flebile sospiro dello strumento si perdeva nel frastuono del traffico. Il suo bel progetto per far cessare in tutta la città, in tutto il mondo ogni spirito di violenza, ogni prepotenza, ogni cattiveria gli sembrava ora un sogno lontano, un sogno fatto da bambino.
Prima di sera, invece, la fortuna si rivolse dalla sua: un incaricato della revisione girava la città, in cerca di personaggi strani da presentare in uno spettacolo di sua invenzione. E fu così che il soldato si sentì domandare: «vuole venire a suonare alla televisione?». Lui non sapeva nemmeno cosa fosse e se lo fece spiegare. Via via che capiva, il volto gli si illuminava e una splendida idea gli scaldava la mente: «dice che mi ascolteranno milioni di persone?». «Milioni, in tutto il paese!».
Per un caso troppo lungo da raccontare, proprio la sera dopo ci sarebbe stata l’inaugurazione della televisione mondiale: ogni paese avrebbe avuto cinque minuti di trasmissione e i capi della tv, dopo aver dato un’occhiata al soldato, trovarono che sarebbe stato originale mandare in onda proprio lui. «Chissà gli Americani… chissà i Russi cosa tireranno fuori per favorire i telespettatori! Poi arriviamo noi, col nostro ometto, con uno strumento quasi invisibile, appena un filo di voce: poesia, poesia pura… sarà un successone!». Il soldato capiva soltanto che il suono della sua armonica sarebbe stato ascoltato in ogni angolo del mondo e avrebbe messo fine agli odi, alle rivalità, alle violenze, avrebbe seminato amicizia da un continente all’altro:che straordinaria occasione! Poi… poi a un tratto, stupidamente accadde il disastro. Il soldato stava salendo sull’automobile per recarsi allo studio televisivo, teneva fra le dita il suo prezioso strumento. Stava salendo anche l’incaricato della tv: senza volerlo, egli urtò il soldato, l’armonica sfuggì dalla stretta delle dita, cadde, si infilò in un tombino, disparve. Il soldato si buttò a terra, cercava disperatamente di infilare la mano fra le sbarre del tombino, guardò giù nel buio senza vedere, gridò, gridò…
È passato tanto tempo da allora: il soldato cerca ancora la sua portentosa arma, si aggira nei labirinti paurosi delle fogne, lottando con la paura, coi topi, ha battuto tutto il sottosuolo della città, invano.
Da qualche parte, là sotto, il minuscolo strumento arrugginisce. Il soldato è stanco, invecchiato: «aiutatemi, aiutatemi a trovare la mia armonica, voi non sapete…». La gente gli ride in faccia: «ma che è, d’oro? tempestata di diamanti? è un ricordo della tua povera nonna?». Il soldato scuote la testa, sconsolato poi riprende a cercare: non ha il diritto di perdere la pazienza: chissà che dipenda da lui rendere il mondo più buono. E tutti lo sappiamo!