
IL SECONDO CICLO DELLA SCUOLA PRIMARIA

MALATI DI GUERRA
VERRÀ UN GIORNO…

Le gride, l’Azzeccagarbugli e don Abbondio sono una rappresentazione evidente di tutto ciò che la legge non dovrebbe e non deve essere ma può sempre diventare: uno strumento in mano a pochi per lasciare che l’ingiustizia faccia il suo corso. Quando questo accade, non solo i potenti possono continuare a condurre le loro malefatte, ma anche i deboli, come Renzo, perdono quel semplice e genuino senso di giustizia che abita spesso nei piccoli paesi, dove tutti si conoscono e sono spinti a fidarsi gli uni degli altri. La protesta di Renzo, nella penna di Manzoni, è il risultato remoto di quell’incontro con l’Azzeccagarbugli, durante il quale il giovane ha imparato qualche stralcio confuso di gride confuse e ha perso fiducia nella legge. Nella sua semplicità, Renzo è vittima due volte: prima dell’ingiustizia e poi della disperazione di chi non crede più in altro se non nel caos della rivolta.
Eppure, nel turbine delle gride, una sola parola perfettamente giusta, non gridata, ma pronunciata con fermezza, permette e noi, lettori, di ritrovare una luce. Manzoni la mette sulle labbra di Fra Cristoforo, durante la sua visita al castello di don Rodrigo. L’umile frate, che avanza prima incerto e ancora rispettoso, cercando nella tana del lupo il modo per ricucire la vita dei due ragazzi, di fronte alla tracotanza del signorotto a un tratto si fa forte di un’altra Giustizia e, puntando il dito verso il cielo, pronuncia in faccia al malvagio la frase forse più epica del romanzo: «verrà un giorno…». Ma la pennellata più geniale di Manzoni arriva subito dopo, nel cupo presentimento che entra nel cuore di don Rodrigo, che a parole controbatte, ma che, da quel momento, non sarà più lo stesso. La giustizia divina verrà a suo tempo, ma la sua percezione è già nel cuore del prepotente.
Pur di fronte a tanti soprusi e a tanta inettitudine a fare giustizia, una cosa è chiara, in tutti i Promessi sposi: il senso di giustizia, nel cuore degli esseri umani, c’è sempre. Nei buoni agisce come una fonte di speranza, nei malvagi come un presentimento che non fa dormire la notte, come un araldo la cui voce giunge non gridata, ma dalle profondità del cuore. Una voce che, volendo – l’Innominato lo insegna – potrebbero ascoltare anche loro, se solo volessero. Non è l’umile frate a spaventare don Rodrigo e non sarà Lucia a turbare l’Innominato, bensì questo misterioso monito che dice che la giustizia, sebbene negata, macchiata, profanata, esiste eccome…
Se non esistesse, d’altra parte, non saremmo neppure in grado di parlarne insieme ai nostri ragazzi che hanno ancora vissuto poco, ma riescono già a distinguere il bene dal male, anche quando, come talvolta capita, il male viene dagli adulti. Chiedendo loro di pensare a situazioni in cui si sono sentiti inadeguati come Renzo di fronte all’Azzeccagarbugli e a don Abbondio, subito pensano agli adulti. Per esempio, dice Matilde, di fronte alla mia preoccupazione per i cambiamenti climatici, spesso i grandi introducono discorsi incomprensibili sulla politica e sugli interessi in gioco: scombinano le carte, invece di ascoltarla. Tiziano ricorda una maestra, alle elementari, che era convinta che lui fosse una persona poco seria e che lo umiliava sempre… chissà cosa penserebbe oggi, se lo vedesse discettare di Beccaria e di Manzoni! Viola ricorda un episodio simile con una sua coetanea tuttavia, dice, forse è la sua insicurezza a renderla arrogante: proprio come don Abbondio!
Il fatto che l’Azzeccagarbugli difenda i bravi colpisce i ragazzi, certo, ma non li stupisce molto: i prepotenti sono forti e fanno paura, dice Tiziano, e poi possono sempre corrompere chi è debole e avido, aggiunge Matilde. Soprattutto, riflettiamo insieme, spesso gli uomini violenti sono facile preda di uomini potenti e senza scrupoli, che non si sporcano le mani, perciò li arruolano e, quando serve, li difendono anche; i violenti, così, sono a loro volta vittime inconsapevoli di un male più grande di loro, che neppure vedono. La buona notizia però riguarda proprio i nostri ragazzi: il bagaglio di conoscenze che stanno inesorabilmente accumulando, rende ciascuno di loro più forte, più preparato, meno esposto a chi voglia approfittare della loro giovane età. Lora, per esempio, ricorda che di fronte all’aggressività di alcuni compagni, lei ha pazientemente usato ciò che conosceva e li ha messi a tacere: si parlava di femminismo e alcuni maschi della sua classe accusavano le donne di voler prendere più potere; lei li ha messi a tacere, dicendo che una cosa è volere ciò che non ti spetta, tutt’altra cosa è lottare per ciò che è tuo diritto.
Ripensando a Renzo a Milano, alla sua goffaggine, ma anche alla protesa del pane e all’assalto ai forni, chiediamo ai ragazzi se si sono mai trovati di fronte a una protesta che, alla fine, rende le cose ancora peggiori. Matilde, che ha provato sulla sua pelle ciò che racconta, ci dice che in Sudafrica, dopo la fine dell’apartheid, è cresciuto un odio nei confronti dei bianchi: negli anni in cui è vissuta a Città del Capo i suoi compagni spesso usavano l’oppressione che gli africani hanno subito come una scusa per metterla ai margini, per farla tacere nei conflitti e per farla sentire colpevole di qualcosa che lei non solo non ha mai fatto, ma non si sognerebbe mai di fare. Dopo quarant’anni dalla fine dell’apartheid, il popolo è ancora agitato da pregiudizi sommersi, che talvolta escono anche nei discorsi dei piccoli.
Certo, ormai non abbiamo solo le nostre esperienze personali per capire che il mondo non può essere fatto da grida e avvocati corrotti: anche noi, come Manzoni, conosciamo Beccaria e abbiamo letto Dei delitti e delle pene. Di fronte allo scenario dei Promessi sposi, Matilde ricorda bene le indicazioni del nonno di Manzoni: le leggi devono essere poche, ma scritte chiaramente, affinché tutti le possano comprendere. Tiziano ricorda, invece, la certezza della pena: tutto il contrario delle gride milanesi contro i bravi. Le leggi, insomma, conclude Lora, devono essere razionali per essere credibili: solo allora saranno uno strumento disponibile a tutti per generare una vita più giusta.