
STONEHENGE E STELLE CANDENTI

IL DESIDERIO NON È POSSESSO, MA DONO — parte 1
DIS-ORIENTAMENTO

Una prima riflessione: orientamento scolastico e nuovo ordinamento delle scuole secondarie di secondo grado non fanno rima, e creano anche il più stridente degli ossimori possibili e immaginabili. Per capire che non potrebbe essere diverso, basta affacciarsi sulla soglia dell’aggrovigliato dedalo di strade, stradine, deviazioni, scorciatoie che si spalanca di fronte al “già confuso di suo” ragazzino di terza media.
Una proposta di studi vastissima
Partiamo dai licei, in rigoroso ordine alfabetico: artistico, classico, linguistico, musicale e coreutico, scientifico, con i fratelli (tristi, secondo me, e chiedo scusa) scientifico-scienze applicate, scientifico-sportivo, scienze umane che, siccome non bastava, offre anche l’opzione economico sociale.
Poi ci sono gli istituti tecnici: la prima divisione è fra settore economico e settore tecnologico.
Nel primo, due indirizzi: amministrazione, finanza e marketing e turismo. Nel settore tecnologico, nove: meccanica, meccatronica (che da sempre mi immagino come uno di questi mostri del bestiario medievale dalla duplice natura…) ed energia; trasporti e logistica; elettronica e elettrotecnica; informatica e telecomunicazioni; grafica e comunicazione; chimica, materiali e biotecnologie; sistema moda; agraria, agroalimentare e agroindustria; costruzioni, ambiente e territorio.
E veniamo al caleidoscopio dei percorsi professionali: “un biennio unitario e un triennio finalizzato ad approfondire la formazione secondo le possibili declinazioni dell’indirizzo specifico”. Undici indirizzi di studio:
1. agricoltura, sviluppo rurale, valorizzazione dei prodotti del territorio e gestione delle risorse forestali e montane; 2.pesca commerciale e produzioni ittiche; 3.industria e artigianato per il Made in Italy; 4.manutenzione e assistenza tecnica; 5.gestione delle acque e risanamento ambientale; 6.servizi commerciali; 7.enogastronomia e ospitalità alberghiera; 8.servizi culturali e dello spettacolo; 9.servizi per la sanità e l’assistenza sociale; 10.arti ausiliarie delle professioni sanitarie: odontotecnico; 11.arti ausiliarie delle professioni sanitarie: ottico. Al termine lo studente consegue il diploma di istruzione secondaria di secondo grado.
Abbozzata questa babilonica mappa, è quasi finito lo spazio a disposizione per questo articolo.
Fai la tua scelta
Trentuno strade si aprono al di là del cancello della scuola media: «ma come faccio a scegliere?», chiede lo studente e la risposta che riceve si trova generalmente fra queste:
«devi seguire le tue passioni!» (ma davvero? esiste forse la scuola superiore “BTS”? o la scuola superiore “anime”?); «devi sentire cosa hai nel cuore!» (aspetta, il cuore è a destra o a sinistra?); «devi seguire le tue inclinazioni!»; «devi pensare al lavoro che vuoi fare da grande!»; «è giusto che tu faccia la tua scelta libera!»; «va’ a tutti gli open day e senti dove ti percepisci a casa, dove ti vedi l’anno prossimo».
Peccato che, subito dopo, queste frasette tanto zuccherose da fare schizzare a mille la glicemia, si schiantino contro l’amaro, spesso asperrimo consiglio orientativo della scuola.
Niente da fare: così non ce la caviamo… un ragazzo normale a 13 anni scarsamente compiuti – visto che la scelta deve avvenire nel mese di dicembre della terza media – ha certamente delle passioni, ma sono poco spendibili; non conosce neanche l’esistenza della maggior parte delle discipline oggetto di studio alla scuola superiore e certo non è appassionato di greco, né di meccatronica, né di ittica, né di enogastronomia, parole che, diciamocelo!, non ha mai sentito e di cui sicuramente non conosce il significato. Un ragazzo normale a 13 anni nel cuore ha tanta confusione, timore, desiderio di essere amato e guidato. Forse se la cava bene nel disegno, nello sport o nelle lingue, ma mediamente non al punto da sentire verso di essi un’attrazione fatale; forse legge volentieri e scrive qualche poesia, magari suona discretamente uno strumento, ma mediamente non è Leopardi, né Mozart e, da solo, è in grado di scegliere a mala pena come vestirsi la mattina. E a scrivere è una persona che ama e rispetta i ragazzi delle medie, proprio loro, quelli che non piacciono a nessuno, al punto da avere scelto di dedicare loro la seconda
metà della sua vita.
La condizione socio economica è ancora un limite
Aggrappato al cancello della scuola media, il ragazzo di terza alza lo sguardo ansioso a incrociare quello di mamma e papà ed ecco la prima buccia di banana su cui scivola rovinosamente non l’istituzione famigliare, bensì la società tutta: perché ancora oggi, in proporzioni sorprendenti, la scelta della scuola superiore si lega alla condizione socio economica della famiglia di appartenenza. Vorremmo tramontato per sempre il tempo in cui l’orribile ingegner Bottini, redattore indiscusso del libro Cuore (altro che diario del povero ragazzino Enrico!), sapeva tutto del destino non solo del figlio, ma pure dei figli altrui. Vorremmo tramontato per sempre il tempo in cui Enrico non solo eguaglierà il padre e, incrociando le dita, lo potrà superare, diventando addirittura Senatore del regno, mentre il buon Garrone, figlio di un ferroviere, resterà inchiodato ai binari della ferrovia perché a lui no, non è concesso un salto di grado. Lo vorremmo, ma non è così.
La famiglia autonoma sotto tutti i punti di vista, non curante di tutto e di tutti – spesso neanche di suo figlio – va dritta alla mèta, mentre la famiglia che, per mille e un motivo, non riesce a elaborare un suo giudizio critico, aggrappandosi al ragazzo aggrappato al cancello della scuola media, alza lo sguardo ansioso a incrociare quello dei professori che redigono il famigerato consiglio orientativo! Ecco la seconda buccia di banana su cui, a franare insieme alla famiglia, è l’intera istituzione scolastica.
Il consiglio orientativo
È, esso consiglio orientativo, scrittura privata fra la scuola e la famiglia: “i professori, tenuto conto degli interessi, delle attitudini e dell’impegno dimostrati dal ragazzo, esprimono un consiglio di orientamento che sarà poi confermato al termine degli esami, insieme alla certificazione delle competenze maturate. Il consiglio, in quanto tale, non è un giudizio vincolante, come si dice espressamente nell’O.M. n. 90/2001 e nell’all. C del D.Lgs n.59/2004”. Ascolto spesso gli sfoghi dei poveri professori delle medie, costretti a esprimersi nero su bianco, dando una e una sola indicazione, piegandosi ai dettami di alcune scuole superiori che, fuori da ogni norma giuridica, richiedono questo documento e gli riconoscono un peso rilevante al momento dell’iscrizione. Non possono scrivere, per esempio, che un ragazzo di buona volontà può fare qualsiasi cosa desideri, devono trasformare i giudizi in voti e i voti in giudizi a seconda dell’esigenze della scuola superiore, devono chiudere quell’indefinito e infinito potere cosmico che è un ragazzo di tredici anni in un minuscolo spazio, proprio come piange di sé il genio blu di Aladdin.
Grande assente in questo intricato gioco delle parti è il coraggio.
Il nemico più duro è la paura
La Piccioletta barca nasce – e pone fra gli scopi statutari – dalla volontà di spezzare come una tenaglia la catena odiosa che ancora nel 2022 lega la scelta della scuola superiore al censo e allo status delle famiglie. Lotta quotidianamente per questo e il suo acerrimo avversario è la paura. La paura dei ragazzi che, primo gradino della piramide, temono il giudizio di genitori, professori attuali e professori futuri, presidi e persino compagni di una scuola che neanche conoscono ma che si immaginano sia lì solo in attesa di deriderli per una scelta sbagliata; e, via via, la paura dei genitori che chiedono asfissiatamene consiglio e poi non riescono ad affidarsi; la paura dei professori che, sotto sotto, temono il giudizio dei colleghi fratelli maggiori. Poche volte siamo riusciti a sfondare questo muro, dove ogni paura è un mattone tenacemente cementato da pregiudizi (il latino… questo orrendo spauracchio che fa tremar le vene e i polsi), sospetti, ignoranza, ansia. Provate a spiegare a un genitore che il consiglio orientativo non può essere vincolante, provateci… Provate a raccontare che voi, in uno spazio che non è né famiglia né scuola — e pertanto della famiglia e della scuola non ha i confini del giudizio, della prestazione — vedete in suo figlio, nel suo alunno sfumature diverse, doti segrete, desideri, sogni, ambizioni, paure diverse, ma certo autentiche e degne di essere almeno prese in considerazione…
E’ il tempo di pensare a un cambiamento
Un tempo, la roulette della vita veniva fatta girare a 10 anni, dopo la quinta elementare: les jeux sont faits: rosso andavi alle medie e chissà dove, poi; nero ti avviavi al lavoro, quello che sarebbe durato fino alla pensione. Si è capito, per fortuna, che era presto, troppo presto e il gioco è stata rimandato poco più in là. Personalmente – perché non amo un’analisi che non si esponga in prima persona – trovo che sia giunto il tempo di spostare ulteriormente il tavolo e, soprattutto, di toglierli quell’odioso sentore di scommessa azzardata. Si prosegua con un biennio di scuola uguale per tutti, un’autostrada a sei corsie, che dispieghi di fronte al ragazzo ancora in divenire la cultura tutta, scientifica e umanistica, le sue profonde radici, la sua potenza, le sue promesse. Continui a guidare, la scuola, e dar forma a un ragazzo nell’età più confusa e ingrata della vita, quando è troppo poco sprofondare nell’odontotecnica o nello sviluppo rurale o nella cucina o nella musica e convivere con coetanei dediti solo all’odontotecnica o allo sviluppo rurale o alla cucina o alla musica.
Offra poi ore pomeridiane o corsi diversificati, in cui i ragazzi possano assaggiare e verificare, con l’aiuto dei nuovi professori, materie diverse, quelle dalla tonalità a loro più congeniale, gradevole o attraente. A sedici anni sarà già diverso; a diciannove anni quando affronterà un esame che, non a caso, si chiama esame di maturità, un ragazzo normale sarà formato e saprà ascoltare dentro sé le voci che lo chiamano da una parte o dall’altra. E potrà fare qualsiasi cosa e imparare qualsiasi lavoro e cambiarlo tante volte perché saprà imparare! Ma a tredici anni scarsi, no. Quel ragazzo, costretto a scegliere a dicembre della terza media, sarà già cambiato a giugno dopo gli esami, e sarà diverso ancora dopo l’estate. Ma quel ragazzo che a dicembre della terza media si sente dire: «tu non puoi», «tu sei fatto per questo e non per quello», difficilmente troverà dentro di sé e negli occhi dei suoi genitori, gli unici che, con amore o con rabbia, continua a guardare, il coraggio di fermarsi, respirare e imboccare con decisione una strada diversa.