
UTOPIA, UNO SGUARDO CAPACE DI RIDERE DEL MONDO

LETTURA AD ALTA VOCE: DALLA DIDATTICA A RITO COLLETTIVO
LA SCELTA DEL DIFFICILE. CARI GENITORI,…

Un ragazzo “va bene” quando è agganciato alla vita, quando è felice ogni volta che non ha un motivo concreto e serio per non esserlo, quando ha gli occhi sgranati sul mondo, quando si emoziona, si indigna, ride e piange. Quando sta ben dritto! E quando un ragazzo va bene, va bene anche la pagella: se non oggi, domani di certo! Al contrario, un ragazzo “non va bene” quando vaga nell’esistenza come un sonnambulo, quando nulla di bello e nulla di brutto lo scalfisce, quando è altrove rispetto alla vita. Quando si accascia sulle sue giornate! La pagella, a un ragazzo che non va bene, non può andare bene!I nostri ragazzi, la quasi totalità di loro, vanno bene!La scelta della PB quest’anno è stata netta e DIFFICILE: ve l’abbiamo presentata così a settembre, prima che iscriveste i vostri figli, ve la ripresentiamo così oggi, fortificati e decisi nella nostra scelta, nel momento di passaggio fra la prima e la seconda parte dell’anno.
I vostri ragazzi, direi serenamente tutti i ragazzi, hanno nel cuore qualcosa da dire, a volte cose semplici, a volte geniali e strabilianti, commoventi, sempre genuine comunque. Ma non le sanno dire. Ora, è ovvio che parlando a una platea, un po’ si sia costretti a generalizzare, quindi va da sé che alcuni ragazzi hanno strumenti espressivi più ampi di altri, ma direi che generalmente manca la capacità di esprimersi e decisamente di esprimere in modo corretto un pensiero compiuto. La scelta di farli scrivere continuamente va in questa direzione: scrivere è un atto fondamentale della mente e della coscienza umana; scrivere non serve a produrre opere, ma a raccogliere il proprio pensiero, a ordinarlo, a dargli una sequenza logica, dove non tutte le cose sono sullo stesso piano e nello stesso tempo, ma esistono priorità, fatti principali e fatti secondari, azioni che vengono prima ancora di quelle avvenute prima; scrivere implica fare scelte precise di vocaboli, aggettivi, avverbi, con modi e tempi verbali appropriati. Scrivere non è prendere un voto in italiano, scrivere è pensare e vivere meglio.
Quando si sa scrivere, si sa parlare. Stessa dinamica: organizzare un discorso, scegliere le parole, che sono centinaia di migliaia (circa duecentosessantamila nella nostra lingua) non dieci, di cui una “tipo” e l’altra “cioè”. Scrivere temi, ma anche scrivere riassunti: alla fantasia e alla conoscenza richieste per scrivere un tema, in un riassunto si sostituisce la capacità di riconoscere gli elementi fondamentali di un racconto, di scartare il superfluo, di elaborare una sintesi… Cari genitori: virtù essenziali nella vita, non nell’ora di italiano. E veniamo allo studio mnemonico: i ragazzi faticano, non hanno strategie, si scoraggiano, si irrigidiscono, ma noi andiamo avanti: studiare a memoria è fondamentale, è parte costituente dell’individuo, è vitale.
Facciamo molta fatica, sì è vero, e il programma che ci siamo prefissi quest’anno è DIFFICILE!
Benissimo, è difficile. Leggiamo insieme il cartello appeso alle mie spalle e veniamo al nocciolo dell’incontro di oggi. Scrive Bruce Marshall “l’unica via di salvezza per l’umanità è fare le cose difficili invece di quelle facili, dire la verità invece delle bugie, sudare invece di stare con le mani in mano, andare a piedi invece che in carrozza”. Leggendo questa frase nel mio romanzo serale, dopo un giorno di non grandi soddisfazioni qualche tempo fa, ho ricevuto una scossa di incoraggiante energia: il segnale che la strada non può che essere questa.
Se vogliamo dei ragazzi solidi, che diventino giovani solidi e adulti solidi, salviamoli dal facile e dal comodo e dal risolto! E, nocciolo del nocciolo dell’incontro di oggi, la cosa che chiedo con tutte le mie forze di portarvi a casa oggi è che la scelta del difficile, cari genitori, dovete farla voi! Non potete immaginare, non potete pretendere che un ragazzo della scuola media compia da solo la scelta del difficile, sarebbe un mostro!
La scelta del complesso – sapientemente diverso dal complicato, spesso inutile e comunque sempre controllabile, risolvibile, togliendo, una a una, le pieghe di quel verbo latino cum-plicare – è nelle vostre mani: siete voi che dovete compierla per i vostri figli dodicenni. Non nascondiamoci dietro il retorico dito della libertà e del “deve decidere lui”: alla scuola media, se un ragazzo decide da solo va a schiantarsi o cade in un burrone. Scegliere per lui e poi – e qui sta l’arte, la magia, la scommessa, la sfida dell’essere genitore –, porsi accanto al figlio in un dialogo autentico, fatto di parole e di ascolto, che lo porti a desiderare quello che sapientemente, non autoritariamente, è stato scelto per lui; a comprenderlo e a farlo proprio.
Per meno di così non vale la pena di essere adulti.
La scelta del complesso è la scelta del reale. La vita reale è complessa perché non ha un manuale di istruzioni, perché non è risolvibile sempre e subito togliende le pieghe del complicato, perché non è vero che si perdono dieci chili in una settimana, né che si impara l’inglese in quindici giorni, né che si costruisce una relazione via chat, come chiassosamente promette la rete che, in questo caso, davvero irretisce.
Per stare nella complessità della vita, per non subirla, per farne, semmai, una rampa di lancio verso la felicità occorrono strumenti adeguati: il pensiero, la consapevolezza, il senso critico, la capacità di stabilire connessioni, di riconoscere i simboli, la resistenza e dobbiamo insieme avvertire l’urgenza di dotare al più presto i ragazzi di questi strumenti. L’Accademia, l’attività con cui è nata e a cui è ancorata la nostra barchetta, è complessa perché parla di temi complessi come il futuro, il desiderio, il dialogo: la nostra scelta, lo sapete bene, è non riempire i ragazzi di pensieri nostri – chi siamo noi per dire la nostra? – ma di metterli in dialogo diretto con i grandi maestri dell’umano, quelli che il tempo ha reso grandi e immortali: leggerli sui testi originali, interrogarli, commentarli insieme. E i ragazzi ci stanno e fare cose difficili per loro è appassionante; sentirsi interpellati da grandi li fa diventare grandi. L’esempio delle elezioni dei rappresentanti, pochi giorni fa, è stato stupefacente…
Nella stessa scia dell’Accademia, si collocano gli incontri del weekend, numerosissimi da settembre a oggi: temi grandi, persone vere, cultura autentica (attenzione: non tutti i palcoscenici – ogni riferimento a personaggi e fatti recentemente accaduti NON è puramente casuale – sono predisposti alla Cultura, benché oggi tutti si avvalgano della facoltà di parlare).
Ma, di nuovo, la scelta culturale per i vostri figli deve essere la vostra scelta. Noi siamo convincenti solo a fianco di genitori convinti, stimolanti a fianco di genitori coraggiosi, autorevoli a fianco di genitori confidenti. Un ragazzo delle medie ancora e sempre si volta a cercare lo sguardo dei suoi genitori e, quando lo incrocia, nulla gli sfugge. Certo, i vostri ragazzi sono in piena “età del non mi cucchi”, come si cantava in Pomi d’ottone e manici di scopa, e con i genitori spesso non funziona: per questo, un lavoro di sponda con altri adulti è importante e bello. Avere un amico adulto di cui fidarsi, al di fuori della famiglia, è una risorsa straordinaria per un ragazzo: ma la voce di questo amico deve intonarsi a quella della famiglia e la voce della famiglia deve intonarsi a quella dell’amico. Diversamente, si crea un rumore che aggiungerà solo confusione e complicazione nella testa dei nostri ragazzi. Per loro, scegliete con noi la Cultura, scegliete con noi il complesso che fa diventare adulti!